Alessandro Manzini e Irene Bonzi hanno dato vita al progetto Macchiati, nato dall’incontro tra la loro formazione accademica in ambito sociologico e antropologico e l’esperienza accumulata negli anni nel settore della comunicazione. È proprio la loro formazione il punto di partenza per la creazione di esperienze multisensoriali popolari e di forte impatto emotivo: traducono infatti la storia del territorio con la leggerezza dei cantastorie, garantendo l’approccio rispettoso degli scienziati sociali.

Manzini ha fatto parte dell’associazione Viandanze – culture e pratiche teatrali, per la produzione di spettacoli e la formazione nelle scuole.


Com’è iniziato il tuo percorso lavorativo?

Come un garzone che impara il lavoro in bottega seguendo il maestro. Finite le superiori ho iniziato a seguire il lavoro dell’insegnante di teatro Fausto Ghirardini, che tra l’altro è un socio di Doc Educational; abbiamo fondato un’associazione e ho iniziato a fare esperienza nelle scuole. Ho proseguito la mia formazione a Milano alla scuola Internazionale del Teatro Arsenale e a Trento con una laurea in Sociologia.

Cosa rappresenta per te il teatro?

Il teatro è uno strumento formidabile all’interno della scuola: favorisce la condivisione e la collaborazione tra culture e attività diverse, fornisce agli studenti gli strumenti espressivi per essere protagonisti del proprio presente e del futuro, aiuta le insegnanti a svelare i valori dei propri allievi.

Su cosa stai lavorando in questo momento?

In questo momento con i Macchiati stiamo lavorando a vari progetti: ci occupiamo della formazione teatrale di 400 bambini e ragazzi del Comune di Chiusi, in provincia di Siena (corsi nelle scuole elementari e medie, laboratori pomeridiani per tutte le età), curiamo la formazione teatrale dei bambini di Monticchiello, un paese della Val d’Orcia in cui da cinquant’anni ogni estate gli abitanti vanno in scena, in piazza, per raccontare la comunità e affrontare i problemi sociali. Con un gruppo di 17 adulti stiamo lavorando a due spettacoli dal titolo “Condominio Olimpo – monologhi” e “Condominio Olimpo – relazioni”: immaginiamo 17 personaggi ispirati alla mitologia greca che vivono in un condominio (nei palchetti di un teatro all’italiana). A dicembre c’è stato il primo spettacolo (monologhi): il pubblico, diviso in piccoli gruppi, ha potuto bussare agli appartamenti per ascoltare brevi monologhi a tu per tu con i personaggi. A giugno invece ci sarà il secondo spettacolo (relazioni) con il pubblico sul palco e i personaggi che si sporgeranno dai palchetti entrando in relazionandosi gli uni con gli altri: i racconti della mitologia greca si svilupperanno nelle pieghe della vita quotidiana, tra litigi, amori, panni stesi e riunioni condominiali. Questo lavoro rientra nella commistione tra teatro, sociologia e antropologia che caratterizza la formazione di noi Macchiati e fa parte di un progetto con cui abbiamo raccontato piccole comunità immaginarie ispirate a soggetti letterari. Gli altri spettacoli realizzati sono stati “Il paesino di Sant’Ilario”, un piccolo paese abitato dai personaggi di Fabrizio de André, e “Inferno Srl”, una ditta di fiammiferi i cui dipendenti, impegnati in un percorso di orienteering nel bosco, sono ispirati ai dannati dell’inferno Dantesco. Nei nostri lavori dunque, sia nelle scuole che all’esterno, è sempre presente la volontà di divulgare testi importanti, invogliare alla lettura, attraverso lo strumento del teatro.

Qual è stato il momento più significativo della tua carriera?

Senza dubbio quando io e la mia compagna ci siamo trasferiti in centro Italia, 10 anni fa. Abbiamo fondato il Teatro dei Macchiati realizzando festival teatrali nei boschi dell’Umbria e pian piano abbiamo creato e approfondito il metodo didattico che ci caratterizza. Ora lavoriamo con centinaia di bambini ogni anno e  abbiamo sviluppato con filemaker un software gestionale specifico che ci permette di tenere conto di ogni esercizio svolto, di ogni lezione e di seguire con precisione il percorso di crescita espressiva di ogni partecipante.

Cosa significa per te essere socio della rete Doc?

Innanzitutto ci sono dei vantaggi economici non indifferenti. Per la prima volta nella nostra attività lavorativa  possiamo contare su una stabilità economica, sullo stipendio mensile, senza dover attendere il pagamento delle fatture che con la pubblica istruzione non sempre sono puntuali. In secondo luogo c’è la consapevolezza di trovarsi all’interno di una rete che ti dà forza e credibilità, nonché la sensazione di non essere soli a portare avanti questi lavori che di solito sono considerati strani o addirittura di poco valore.

Sogni e progetti futuri?

Il trasferimento in centro Italia ci ha portato tante esperienze e ci ha consentito di creare la nostra identità di Macchiati. Forse sta arrivando il momento di cambiare di nuovo: scegliere una destinazione, fare i bagagli e imbarcarci per una nuova avventura. Ora, con tre figli piccoli non è così facile, ma pian piano ci stiamo organizzando.