In questa nuova puntata del Cafè DocEdu, tenutasi il 5 febbraio, ci siamo ritrovati con membri della cooperativa della rete Doc e alcuni specialisti di realtà esterne. Ognuno ci ha parlato delle proprie passioni, delle rispettive attività, e dei progetti passati, presenti e futuri. Il tema della puntata è “arte e inclusione”, declinato da ciascuno in chiave molto personale, sentita, e molto spesso, autobiografica.
Come sempre, lo scopo centrale del Café DocEdu è quello di fare sì che i membri della Rete si conoscano, per aiutare lo scambio di contatti, una contaminazione di attività in grado di portare a nuovi progetti e applicazioni dell’arte e della pedagogia artistica calata nel contesto sociale, ritrovando, scoprendo e mischiando abilità, competenze e, perché no, inaspettate sinergie.
Gli ospiti sono, in ordine di presentazione, Marta Zansavio, Francesco Canale, Marco Lui, Rašid Nikolić, Rachele Zonta e Marco Peroni. In chiusura, l’appuntamento con Carmen Fantasia, che come in ogni altra puntata ci propone un approfondimento su alcuni aspetti fiscali, amministrativi e normativi della rete Doc.
Marta Zansavio 💭
Marta lavora nella fondazione Più di un sogno come progettista sociale. La fondazione Più di un sogno, nata nel 2017, si occupa di disabilità intellettiva (sindrome di Down, Asperger, ma non solo), delle condizioni non da visualizzare come patologia, ma come “sfumature all’interno della personalità, linee invisibili” che ci definiscono e caratterizzano. È di Marta il compito di utilizzare al meglio il potere della parola, per presentare e raccontare la realtà della fondazione, per esempio ad enti disposti a collaborazioni e progetti sul tema della disabilità e dell’inclusione sul territorio.
La fondazione, ci racconta Marta, è nata dal coraggio di sei famiglie di guardare oltre alle difficoltà di avere figli con sindrome di Down, per progettare un futuro che potesse continuare fino all’età adulta. Questo è il punto di forza della fondazione, cioè il suo focalizzarsi sui bisogni delle persone. La fondazione ha cominciato ad operare con bambini piccoli, prima fornendo supporto nello sviluppo cognitivo e poi nell’inserimento nel mondo lavorativo, promuovendo l’indipendenza e l’autonomia.
“Mi piace pensare che la fondazione abbia fatto lo stesso anche con me, aiutandomi a capire come raccontare le storie di queste persone fosse di valore per il territorio”, aggiunge Marta.
Tra i progetti attivi della fondazione, che è anche stata l’occasione di incontro tra Marta e Doc Educational, c’è il progetto “A scuola di futuro”, dove professionisti di varie discipline cercano di realizzare delle occasioni di incontro tra i bambini all’interno delle classi scolastiche. Il progetto è molto ampio, e coinvolge diciassette scuole sul territorio, oltre trecento bambini e una sessantina di insegnanti. Tra gli obiettivi c’è il portare una riflessione sulla fragilità: scoprirci tutti tali, cioè fragili, significa scoprire anche un’altra cosa, cioè l’interdipendenza che ci lega e caratterizza, quindi la nostra umanità, e questo può portare a creare e rinforzare le relazioni. “È grazie all’arte, alla musica, alla magia, che riusciamo a vedere queste invisibili venature, venature che alle volte possono spaventare, ma che nascondono una grande ricchezza, che noi cerchiamo di raccontare tutti i giorni”, conclude Marta.
Francesco Canale 🎨
Francesco è un artista e un imprenditore. “Sono un artista un po’ particolare”, specifica, “nel senso che sono nato senza braccia e senza gambe, ma questo mi ha portato fin da piccolo a “non sedermi”, in senso esistenziale, sulla mia condizione”.
All’età di sei anni ha cominciato a disegnare e scrivere con la bocca e da lì ha scoperto il suo grande amore per l’arte. È membro di un’associazione mondiale di pittori che dipingono con la bocca o con il piede, a livello mondiale conosciuta come VDMFK, e in Italia col brand Ability Art, una realtà che raggruppa artisti di questo tipo e che dà a persone con disabilità di vivere attraverso il lavoro artistico.
Dopo i diciott’anni, l’arte per Francesco è diventato un vero lavoro, in quanto viene stipendiato dall’associazione, e i quadri che crea vengono stampati e riprodotti in varie parti del mondo.
Crescendo, Francesco si è reso conto di amare anche la scrittura. Da ragazzino ha avuto modo di collaborare con la RAI e Adriano Celentano per la realizzazione di un cartone animato tratto da un suo racconto. Da quel momento s’è aperta per lui anche una finestra mediatica e televisiva, per diversi anni infatti, e ancora gli capita, è apparso in tv come ospite, opinionista, ed è stato anche redattore nella creazione di contenuti televisivi. Tra i vari progetti di scrittura a cui si è dedicato cita anche spettacoli teatrali e performance, la redazione di una rivista, e le collaborazioni per dei blog online.
Tornando all’esperienza televisiva, Francesco ci dice come da quella siano nate anche altre opportunità. Per esempio, fin da bambino gli è stato chiesto di andare nelle scuole per raccontare la sua storia. “Sono incontri con cui cerco sempre di parlare coi ragazzi, puntare sul dialogo, e non fare delle lezioni verticali”. È proprio da uno di questi incontri che è nata la proposta, da una amica insegnante, di fare provare i bambini a disegnare con la bocca. Da un iniziale scetticismo, è nata “un’esperienza bellissima, che valeva più di qualsiasi altra cosa potessi raccontare ai ragazzi sull’inclusione. Nel momento in cui i bambini provano a dipingere e disegnare con la bocca, cade qualsiasi tipo di muro”. Francesco ha portato avanti per dieci anni questo tipo di laboratorio in scuole di tutta Italia.
Nel 2021, nel pieno del periodo della pandemia, ha deciso di aprire con degli amici l’azienda Working Souls, di cui è co-fondatore e direttore creativo. L’azienda nasce con l’obiettivo di essere un hub sulle tematiche a 360°, occupandosi di una serie di progetti, tra cui laboratori esperienziali di pittura con la bocca. Le attività e i progetti di Working Souls sono stati proposti anche alle aziende, oltre che alle scuole. “Nelle aziende, cerchiamo di far comprendere come l’inclusione riguarda ciascuno di noi; quindi, che l’esperienza non è solamente legata al capire cosa significa avere una disabilità, ma piuttosto sentirsi parte di un’unica grande diversità, che in ottica aziendale può riguardare le relazioni coi colleghi, col team, tutto il mondo del lavoro”, spiega.
Tra gli altri progetti di Working Souls c’è quello dei “giochi senza mani”, in cui si sfidano le persone a fare delle cose senza mani, come bere, completare dei puzzle utilizzando il naso, o fare il gioco del mimo senza utilizzare mani e gambe. Ciò che conta è l’esperienzialità, ma c’è anche una spiccata parte ludica, con tanto di sfide, premi. Questo tipo di giochi vengono poi accompagnati da una parte di racconto e storytelling, o da esperienze artistiche e culturali. Queste idee si possono modulare e modellare su qualunque contesto, infatti sia i giochi che proposte teatrali vengono portate anche nel mondo aziendale.
Marco Lui 🎤
Marco Lui è un artista, ma in generale preferisce definirsi come un creativo. Ha lavorato per dieci anni con Fiorello, occupandosi di video, poi ha lavorato con la 20th Century Fox, realizzando degli speciali per alcuni film, e oltre a questo scrive commedie, parti narrative per Maurizio Colombi, scrive libri, fa caricature e spettacoli. Ha realizzato anche delle trasmissioni televisive e ora doppia cartoni animati e personaggi, tra cui il pupazzo che ha sostituito Topo Gigio allo Zecchino d’oro. Alle spalle ha anche la regia di alcuni film indipendenti.
L’incontro con Alberto Ferraro e Doc Educational ha portato Marco a collaborare con Marta e la sua fondazione al progetto “A scuola di futuro”. Marco è molto interessato all’aspetto educativo, di cui tratta abbondantemente nei libri che scrive, e nel progetto, si occupa della realizzazione di uno spettacolo che porterà nelle scuole coi ragazzi.
Rašid Nikolić 🪓
Rašid è un artigiano e un artista del legno, crea maschere e marionette, occupandosi in prima persona della loro progettazione, dal design fino alla meccanica funzionale. È anche docente all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, dove ha la cattedra di teatro di figura. Si è specializzato nella progettazione grafica e nella resa materiale di scenografie, marionette, e nel design dei controlli delle marionette.
Rašid è di etnia rom, e si è trasferito in Italia con la famiglia durante il periodo della guerra in Jugoslavia. Ha imparato a lavorare il legno con la nonna, stando in sua compagnia, e mai avrebbe pensato allora che la falegnameria sarebbe diventata una delle sue occupazioni principali.
Si definisce un attivista del mondo rom e anche un paramisar, che nella cultura romaní significa “raccontastorie”. Il suo obiettivo è quello di raccontare il mondo rom e le sfaccettature della cultura romaní, attraverso il teatro di figura, nello specifico utilizzando i burattini e le marionette che crea con le proprie mani. Oltre agli spettacoli per famiglie itineranti, Rašid ha all’attivo anche uno spettacolo a metà strada tra la conferenza e la stand-up comedy, intitolato “Rom VS tutti”. Durante l’esibizione/performance, il pubblico è invitato a inserire in un barattolo dei fogli sui vengono scritte domande, spesso provocatorie e ricche di pregiudizi, sulla cultura Rom. È compito di Rašid quello di digerire ciò che lì è scritto, sfatare le false credenze, e ridare al tutto un’altra forma, in uno spettacolo narrativo in cui si fondono assurdo, ironia, pianti e soprattutto risate, perché per Rašid la risata “è come una specie di carnevale, un elemento speciale e naturale che permette di frammentare le cose e digerirle”.
Rachele Zonta 🎭
Rachele ha alle spalle una formazione molto varia: alle scuole superiori ha frequentato una scuola di moda, poi si è buttata nel campo della costumistica, creando costumi all’interno del mondo teatrale e oltre a questo ha anche una formazione musicale. Il suo primo desiderio, tuttavia, è sempre stato quello di lavorare nel teatro. Col tempo si è formata nel linguaggio del teatro danza, che l’ha aiutata molto anche sul piano personale. “L’adolescenza”, ci racconta, “è una fase complicata, e col linguaggio del teatro, principalmente quello corporeo, sono riuscita a superare i miei limiti personali e a iniziare ad amare il mio corpo”, una forma di benessere e di cura che è desiderosa di condividere anche con gli altri. Grazie ad una compagnia che si occupa di teatro ragazzi ha iniziato a lavorare nelle scuole, dove tiene corsi di teatro e insegna il linguaggio del movimento nell’infanzia e anche nelle scuole elementari. Quei momenti di incontro sono molto interessanti, e unici, perché in base alla composizione della classe, all’età dei bambini/ragazzi e ai docenti presenti, emergono sfumature diverse, nuove, impossibili da predire in anticipo. La sfida è riuscire a capire quali sono le cose che non funzionano, e riuscire a migliorare il rapporto con gli altri e con se stessi, facendo esperienza di novità, e di una diversità delle relazioni con i propri compagni, cominciando dal lavoro nello spazio fisico della lezione di teatro, che è ben diverso dalla relazione spaziale tra i banchi, nell’aula delle lezioni scolastiche.
La compagnia per cui lavora ha un gruppo che si chiama “Din Don Dan Teatro”, nel quale ci sono una decina di attori professionisti con diverse disabilità. È la seconda compagnia in Italia in cui gli attori con disabilità vengono pagati, specifica Rachele.
Tra i futuri progetti, Rachele ci anticipa un festival che si terrà a maggio, chiamato “Fragile Festival”, dove verranno chiamati diversi artisti, musicisti e performer con diverse disabilità per parlare della fragilità, non intesa come limite, ma come risorsa.
Marco Peroni 📖
Marco, un altro socio della cooperativa, lavora nell’ambito dell’editoria e della scrittura, ma si interessa soprattutto del recupero delle tradizioni, dando un taglio narrativo alle sue analisi storiche. Più nello specifico, tra i vari progetti, si dedica a raccontare la storia attraverso la musica leggera. Marco ha una laurea in storia contemporanea e ai tempi fece una tesi sulla storia del boom economico letta attraverso la canzone. “La canzone”, ci spiega, “diviene un documento per ricostruire la storia in un modo che altre fonti ci raccontano meno bene”. Ci fa gli esempi del cambiamento della morale sessuale.
Dopo l’esperienza universitaria ha pubblicato i primi libri, curando la collana “Le voci del tempo” per la Ricordi. Presentando quegli stessi libri è nata poi una compagnia col medesimo nome, che consta di un duo con Mario Congiu, musicista e cantante di Torino, con cui ormai da quindici anni gira l’Italia per raccontare la storia attraverso la musica. Mentre Mario suona, Marco recita e legge, ricercando una decisa complicità tra la parola e la musica. La storia raccontata dalla compagnia Le Voci del tempo non è solo cronaca, ma porta sul palcoscenico personaggi simbolo della cultura, come il fumettista Andrea Pazienza, il calciatore Luigi Meroni e l’industriale Adriano Olivetti. In particolare la scoperta della figura di Olivetti per Marco è stato un momento decisivo della sua attività. Sull’impatto dell’esperienza, Marco dice che “fare spettacoli, scrivere fumetti, libri, ecc era occuparmi del tempo libero degli altri. Per Olivetti invece la cultura è lo strumento primario per la promozione sociale, per la crescita di una comunità, oltre che per l’emancipazione di una persona”.
Partendo da questo, e dalla premessa che la società influenzi profondamente l’uomo che ci vive, Marco ha iniziato ad interessarsi del territorio, soprattutto di quella regione chiamata Canavese, esistente storicamente e geograficamente, ma non dal punto di vista amministrativo, dove lui vive e dove Ivrea, la città in cui è nato Olivetti, è localizzata. Marco dice: “sono andato alle origini e alle radici del territorio, dei suoi misteri antichi, che come un fiume carsico sopravvivono nel tempo e che hanno consentito la nascita e lo sviluppo di questa particolare azienda Olivetti, oggi studiata e conosciuta in tutto il mondo”. Marco racconta il territorio, ma vuole evitare l’etichetta di “storico locale”, infatti la narrazione di cui si è occupa è personalizzata, su misura, a seconda delle necessità: “se viene l’impresa, gli racconto la storia olivettiana, il rapporto tra arte e impresa; se viene la cooperativa, le parlo del welfare aziendale, o ancora, se viene la scuola di formazione politica, le parlo della visione portata avanti da Olivetti, non come modello fisso da applicare oggi, ma come luogo di esperimenti sociali”.
Parlando ancora di Canavese, e dell’applicazione di un modello ispirato all’ottica olivettiana, Marco ci racconta dell’esistenza di un polo infermieristico, uno dei più importanti d’Italia, tanto che ci vengono ragazzi da tutto il paese, nel quale ha cominciato a mettere a disposizione dei futuri infermieri dei modelli culturali, “per aprire la mente da un punto di vista culturale e antropologico e rompere la dinamica rigida di curante/curato fissa”.
Rubrica a tema fiscale
Carmen Fantasia 💸
Carmen Fantasia si occupa degli aspetti fiscali di tutta la rete Doc. L’intervento di oggi ha a che fare col tema dell’Iva per le associazioni.
Col decreto Milleproroghe dell’ultimo mese dell’anno precedente, precisamente del 9 dicembre 2024, è stato rimandato il tema dell’applicazione dell’Iva per gli enti associativi al primo gennaio 2026. Quello che è successo, nel frattempo, è che dal 1° gennaio 2025 si è passati da un regime di esclusione Iva ad un regime di esenzione. Qual è la differenza? A livello di calcoli, nessuno, ma operazioni che prima venivano emesse con una semplice ricevuta non fiscale, ora dovranno venire sottoposte a fatturazione elettronica, con dicitura “esente articolo 10 del DPR 633/72”. L’esenzione, infatti, deriva dall’articolo 10 del DPR 633/72, che è il decreto che contiene tutte quante le norme relative all’Iva.
Tutta l’attività svolta al pagamento a favore dei soci di associazioni culturali, creative, sindacali, di categoria assistenziale, di promozione sociale, sportive, ecc dovranno mettere una fattura con esenzione Iva. Questo potrebbe complicare la vita di alcune associazioni, perché sarà necessario aprire una partita Iva, anche per quelle associazioni più piccole che per esempio svolgevano esclusivamente attività istituzionali nei confronti dei propri soci.
Questo non significa che si dovranno versare imposte, perché se l’iva è a zero non è necessario versare imposta, ma di sicuro dovranno essere osservati degli adempimenti ai fini della dichiarazione Iva. Questo, continua Carmen, viene fatto perché quando si vanno a compilare i bilanci, ora, le attività hanno un’entità effettiva, e sono presenti nelle dichiarazioni Iva, nelle dichiarazioni dei redditi, anche se non c’è l’obbligo di versamento di imposte a proprio carico. Il quadro nel computo e nell’imputazione nelle varie voci di bilancio diventa differente, per questo sta venendo data la possibilità di differire l’adeguamento e l’adattamento di un anno. Ed ecco perché è importante ora capire cosa si deve fare prima del 1° gennaio 2026, quando si sarà tutti coinvolti in modo più complesso con l’applicazione dell’iva in attività che vengono svolte normalmente.
Tutti i pdf presentati da Carmen nelle puntate precedenti sono scaricabili dalla pagina dai cafè DocEdu. Per qualsiasi dubbio o domanda è possibile contattare Carmen Fantasia tramite mail carmen.fantasia@retedoc.net.