Mercoledì 8 gennaio, alle ore 10:00, si è tenuta online la prima puntata del 2025 di Café Doc Edu.
Il progetto Café Doc Edu, che oramai ha più di un anno di vita, nasce come occasione per creare contatti, rinforzare la rete di conoscenze e possibilità, di cooperazione e condivisione, per scambiarsi opinioni, esperienze e consigli tra esperti (e non) del mondo dell’educazione artistica, con la speranza di far nascere reciproche contaminazioni e nuove progettualità.

Anche in questo incontro i soci di Doc hanno dato voce alle loro passioni e interessi, ai loro progetti e ambizioni, raccontando la loro storia, le loro esperienze e le possibili destinazioni future. Emerge dal confronto una grande attenzione a temi di significativa rilevanza per il mondo attuale, come quello della disabilità, in ogni sua forma, e del mondo del femminile e della donna, oltre che, naturalmente una contagiosa passione per tutto ciò che concerne l’arte.

Gli ospiti della puntata sono stati, in ordine, Isabella Caserta, Vanessa Aroff Podda, Silvia Nanni, Martina Angela Quaranta, Sara Caloi, e, per quanto riguarda gli ospiti interni, dell’approfondimento “Una finestra su Doc” pensata per approfondire servizi e aspetti amministrativi, fiscali e normativi della cooperativa, Angelo Cortellazzi e Carmen Fantasia.

Isabella Caserta 📧

Isabella è un’attrice, oltre che la direttrice artistica del Teatro Scientifico – Teatro Laboratorio di Verona. Si occupa anche di teatro sociale, civile e di comunità, e su questo verte una gran parte del suo lavoro. Le sue produzioni toccano spesso queste tematiche, e altre di indiscussa attualità, come il femminile e l’inclusione, in ogni loro sfaccettatura. Uno degli spettacoli in cartellone presso il teatro, per esempio, è dedicato alla tematica dell’Alzheimer. Ha diretto e interpretato il dittico di spettacoli La Bambola e La Putana tratti dall’opera teatrale del famoso psichiatra Vittorino Andreoli, dedicato alla tematica della violenza sulle donne.

Nel 2014 Isabella ha ideato un festival intitolato “Non c’è differenza”, ormai appuntamento annuale, e di cui è in preparazione l’undicesima edizione, prevista per maggio. Il festival si incentra sui temi del rispetto e dell’inclusione, e mira all’abbattimento di ogni barriera, sia fisica che mentale, occupandosi di “differenza” a trecentosessanta gradi, quindi di disabilità, e di molto altro.

Tra i vari progetti passati per lei più significativi ci racconta dell’esperienza maturata nel carcere di Vigevano, nel progetto intitolato Un teatro detenuto. In quell’occasione, Isabella ha partecipato come operatrice, e non come organizzatrice, in quanto della direzione del progetto se ne è occupato Mimmo Sorrentino. Nel laboratorio, le detenute di alta sicurezza del carcere, sono divenute a loro volta docenti. L’obiettivo era quello di professionalizzare le detenute, cosicché una volta uscite dal carcere, potessero far sfruttare la ricevuta esperienza teatrale. Alcune di queste, per esempio, hanno partecipato come attrici professioniste al festival sopra citato “Non c’è differenza”.

Vanessa Aroff Podda 📢

Vanessa si definisce come artista multi-potenziale, dall’attività poliedrica e sfaccettata. Ha oltre vent’anni di esperienza nel mondo dello spettacolo dal vivo, nella performance audio-visiva e anche nella scrittura, come autrice, attrice e regista. Vanessa cerca contaminazioni, innovazioni e una continua sperimentazione, mischiando i linguaggi artistici con cui entra in contatto, e ricercando forme di storytelling sempre diverse e nuove.

Nel 2018 ha pubblicato con NOR Edizioni una raccolta di poesie dal titolo Maledetta la tua bocca, maledetta! e, tra i vari interessi di cui ci accenna, come l’intelligenza artificiale, le rose, e l’amore per il poeta russo Velinir Chlebnikov, si sofferma sul tema di santi, sante e Madonne. Su quest’ultimo si innesta un suo attuale progetto-personaggio, cioè La Super Santa, definita da lei “una santa irriverente che parla di sacro e profano, di santi, sante, Madonne, di riti, autoscontri, processioni, lotterie, divinità antiche e moderne”, una riflessione provocatoria sull’incontro tra il sacro e il profano, il cui punto di contatto è “un’esplosione di fragilità violentemente e poeticamente ingenua”, piazzato a metà tra tradizione e innovazione. Con questo progetto di storytelling culturale, La Super Santa, autoproclamatasi tale, si fa voce e volto per i santi, ritenuti da Vanessa personaggi ribelli e con storie interessanti alle spalle, e delle feste devozionali, che si manifestano anche e soprattutto come esperienze estreme, analoghe a dalle ordalie o a rave-party (cita come esempi la festa di Sant’Agata a Catania, dalla durata continuativa di ventiquattrore, o la Madonna della Bruna a Matera, dove per partecipare è necessario avere un’assicurazione sulla vita), utilizzando un approccio crossmediale che fonde arte, spiritualità e divulgazione. Con La Super Santa, come già detto, Vanessa sperimenta con diversi mezzi narrativi e di comunicazione, come l’appuntamento domenicale della Holy Letter, la newsletter santa inoltrata settimanalmente ai propri fedelissimi, lo spettacolo teatrale Holy Lesson n°1, e un podcast ancora in fase gestazionale.

Per seguire la Super Santa, ci ricorda Vanessa, non è necessario credere in Dio, il binarismo bianco-nero di “fede-ateismo” non le interessa, in quanto desidera piuttosto soffermarsi su temi quali il bisogno di comunità, l’elaborazione dei traumi e del lutto.

Silvia Nanni 📢

Silvia nasce come copywriter, ma ormai da diversi anni, si occupa principalmente di scrittura teatrale. È così riuscita a fondere le sue due grandi passioni, cioè la scrittura e il teatro, portando sul palco diverse sceneggiatura da lei curate.

Col Teatro delle Donne di Firenze ha messo in scena un progetto che le sta molto a cuore, un monologo dal titolo Mamme a metà, che affronta il tema frequente, eppure poco dibattuto, dell’aborto spontaneo, e altri ad esso collegati, come l’incremento della probabilità dell’aborto con l’aumentare dell’età della donna, e la scarsezza di supporto psicologico in queste situazioni. Il monologo è stato pensato con un deciso accompagnamento musicale, un’attenzione, quella sulla musica, in realtà sempre molto presente anche nei suoi altri testi, dal momento dell’ideazione fino a quello della messa in scena. A Silvia interessa portare l’attenzione, quindi una riflessione, sulla sfera del femminile e sul tema della parità di genere, e definisce la donna “una fonte di ispirazione continua”. Proprio su questa spinta, oltre alla produzione teatrale e di scrittura, ha partecipato due volte al festival L’eredità Donne organizzato a Firenze. È inoltre arrivata finalista ad alcuni concorsi nazionali, come il Premio Teatro, il Premio Bianca Maria Pirazzoli e il Premio Annoni. Di solito, specifica, lavora o su una propria idea personale che sviluppa e trasforma in testo, oppure su commissione, per esempio per la stesura di monologhi o testi teatrali da parte di attori.

Collabora con la casa editrice Edizioni Piagge, nata da pochi mesi, per “portare i testi a chiunque, renderli fruibili e accessibili ad un pubblico più vasto”, dando al testo teatrale anche un’altra forma, fruibile in maniera indipendente, o complementare, allo spettacolo stesso.

Martina Angela Quaranta 📢

Martina è un’attrice e anche un’insegnante di teatro. In particolare, si occupa di educazione teatrale e, all’interno delle scuole, di laboratori esperienziali. Il tema della disabilità è per Martina molto importante, e la doppia formazione che ha ricevuto, come artista e come educatrice, le permette di relazionarsi al meglio con le fragilità che incontra. Il valore più profondo dell’arte, per Martina, con riferimento esplicito alla sua esperienza col mondo del teatro, non è tanto quello di creare professionisti per il palco, ma è l’aspetto educativo, cioè il coltivare e “tirare fuori”, come suggerisce l’etimologia del termine “educazione”, ciò che di speciale una persona ha da dare. Il suo intento, nell’ambito della disabilità e dei laboratori che tiene con ragazzi e adulti, è quello di “creare spazi in cui le persone possano sperimentarsi attraverso il teatro”, e in cui le persone, attraverso gli stimoli propri dell’ambito teatrale, possano uscire dalla propria zona di comfort e continuare nel proprio percorso di crescita, scoprendo nuovi aspetti di sé. Il teatro è per Martina anche un’occasione ludica, e la possibilità di riscoprire come “giocare”, soprattutto, ma non solo, per la vita adulta, dove molte volte ci si dimentica come farlo.

Come attrice fa parte di una compagnia teatrale che si occupa di spettacoli per ragazzi. A Verona, con la sua compagnia, sta lavorando per mettere in scena uno spettacolo intitolato Storie a 360, uno spettacolo coinvolgente e interattivo, in cui gli attori interagiscono con le proiezioni di alcune fiabe di Italo Calvino, uno spettacolo per tutti, per bambini ma anche per gli adulti.

Martina realizza anche dei laboratori di vario genere, lavorando come indipendente o con altre realtà, come le scuole. Per il suo interesse nei confronti del tema della disabilità, ha cominciato a collaborare con Autismo Triveneto, un’associazione che si occupa di promuovere attività per ragazzi con autismo e per sostenere le loro famiglie, per abbattere pregiudizi e luoghi comuni, come quello che le persone con autismo non siano vicine al mondo artistico e del teatro.

Sara Caloi 📢

Sara è tiflologa, cioè un’esperta della didattica nella disabilità visiva. È di Verona, dove ha svolto il servizio civile (Unione Ciechi di Verona) e dove ha cominciato a lavorare come assistente alla comunicazione nell’ambito della disabilità visiva. Ha conosciuto Doc proprio tramite amicizie veronesi.

Il suo lavoro principale la porta nelle scuole e in supporto ad equipe didattiche che si relazionano con bambini con disabilità visiva, sia essa singola, o plurima, cioè che coinvolga altri aspetti o specificità, come l’udito, ma senza restringere il discorso all’aspetto sensoriale. Per questo ha cominciato a studiare, pensare e creare dei modi didattici e di interazioni che coinvolgessero input di diverso tipo, non solo quello tattile, che era il più adeguato rispetto ad una disabilità visiva. Dopo l’iniziale formazione ed esperienza con l’associazione RidoRidò di Verona, in cui ha lavorato come animatrice in un centro estivo, si è trasferita a Bergamo (2010), unendo l’aspetto educativo con quello ludico, grazie anche al supporto del marito, che è delegato regionale della FISPICS (Federazione italiana sport paralimpici per ipovedenti e ciechi), con la creazione di camp esperienziali. In questi camp si fanno attività di varia natura (tra gli esempi: sci nautico, sport, teatro) e l’obiettivo finale è quello di fare sperimentare ai ragazzi attività che per loro non sono solite, o difficili da svolgere nella loro zona, cosicché possano tornare a casa con un bagaglio di autostima e una migliore autodeterminazione.

Sara è guidata da un ricordo risalente all’università, quando l’insegnante raccontò agli studenti il significato della parola “educare”: educare, educere, significa “tirare fuori” qualcosa, e per Sara sono le potenzialità insite in ciascuno di noi. In futuro vorrebbe dedicarsi maggiormente all’aspetto dell’accessibilità non solo in ambito educativo, ma anche ludico, per esempio approfondire questo tema nei giochi in scatola, di cui è appassionata.

Una finestra su Doc

Andrea Cortellazzi  📧

Andrea Cortellazzi è parte della Time Warp Travel (TWT), una business unit della rete Doc, nata dieci anni fa per venire incontro alle esigenze di spostamento dei soci della rete di Doc. Chi lavora nel mondo dello spettacolo, dell’arte, dell’educazione e dell’intrattenimento deve infatti spesso spostarsi dalla propria città o residenza per affrontare impegni artistici. Gli spostamenti richiesti possono essere così numerosi e complessi da risultare quasi un secondo lavoro per i soci, e gli imprevisti, come la necessità di annullare o modificare la data o l’orario di un biglietto già acquistato, fanno perdere tempo ed energie ai diretti interessati. La Time Warp Travel nasce per risolvere questa serie di problemi, offrendo una squadra di specialisti (chi si occupa di prenotare hotel, chi di prendere biglietti per i mezzi, chi del noleggio di veicoli) in grado di facilitare e risolvere questi processi, sgravando così gli artisti e i soci da ulteriori impegni. La TWT si occupa della logistica di tutti gli spostamenti legati al mondo dello spettacolo, come per concerti musicali, nell’ambito del cinema, del teatro.

Nel corso degli anni la TWT si è evoluta molto, tant’è che oggi non lavora solo con la rete Doc, ma anche col mercato terzo, esterno, per esempio organizzando le gite scolastiche per le scuole che lo richiedono.

L’attività principale della TWT è il business travel, cioè quella parte che ha a che fare con coloro che si devono muovere per lavoro. Secondariamente vi è l’agenzia viaggi, che può essere utile per avere condizioni agevolate per prenotare delle vacanze. La terza attività della TWT, praticamente neonata, è l’attività di tour operator, al momento concentrata sul turismo legato alla musica, allo spettacolo e all’arte, e alla valorizzazione delle attività della rete Doc.

 

Rubrica a tema fiscale

Carmen Fantasia 📧

Carmen è una consulente fiscale, esperta di terzo settore, diritti d’autore, e di tutto ciò che riguarda il mondo del lavoro nell’ambito dello spettacolo e della creatività. È un riferimento all’interno della rete Doc per tutto ciò che riguarda le problematiche fiscali che si possono presentare nella vita di un’associazione e di un artista.

In ogni puntata del Café, Carmen si occupa di un argomento che può essere di interesse generale per i soci, affinché possa essere meglio compreso e conosciuto. L’argomento di oggi riguarda un approfondimento sul certificato penale e la sua importanza per le associazioni, sia sportive che culturali.

Il certificato è richiesto per prevenire reati da parte di persona incaricate a lavorare con i minori, per combattere gli abusi nei loro confronti. La richiesta del certificato è normata dalla legge 39 del 4 marzo 2014 (articolo 24 bis) ed essa attesa che il presidente dell’associazione debba richiedere all’insegnante il certificato penale, oppure, che sia richiesto dal presidente su delega dell’insegnante interessato. Il certificato attesta che l’insegnante non abbia avuto condanne per reati specifici nei confronti dei minori, e che quindi quest’ultimo sia idoneo a lavorare con i minori e non ne metta a rischio la sicurezza. Il certificato penale si può chiedere presso il casellario giudiziale del tribunale competente. La mancata presenza del certificato presso l’associazione può portare ad una sanzione amministrativa pecuniaria compresa tra i 10.000 e i 15.000€.

C’è una specifica che Carmen desidera fare su un aspetto del certificato, e cioè che il certificato penale fornisce informazioni solo relativamente a condanne definitive. Non include, quindi, denunce o procedimenti in corso per la persona interessata, che potrebbe o non potrebbe in seguito ricevere una condanna definitiva.

Tutti i pdf presentati da Carmen nelle puntate precedenti sono scaricabili dalla pagina dai cafè DocEdu. Per qualsiasi dubbio o domanda è possibile contattare Carmen Fantasia tramite mail carmen.fantasia@retedoc.net.