Andrea Ninello è attore e formatore teatrale e socio Doc Educational. Il suo è un percorso artistico eclettico e itinerante che l’ha portato a lavorare in Italia, Spagna e Irlanda. È stata proprio  la voglia di movimento che l’ha spinto a spostarsi continuamente alla ricerca di stimoli e opportunità per crescere professionalmente.

Com’è nata la tua professione?

Da giovane ho sempre coltivato il teatro per passione. Dopo il diploma da geometra, ho lavorato come impiegato commerciale in un’azienda fino a che ho preso una decisione che ha rivoluzionato la mia vita. Mi sono trasferito in Irlanda dove ho cominciato a formarmi, fare teatro di strada e circo, collaborando con alcune associazioni. Dopo qualche anno ho preso un volo per le le Canarie e ho continuato a perfezionarmi e studiare. Il mio desiderio, però, era quello di tornare in Italia. Da anni stavo inseguendo l’International School of Theatre Creation Helikos, una scuola di teatro fisico, itinerante, diretta da Giovanni Fusetti, a Firenze. È stata una formazione durissima ma incredibile in cui ha avuto la fortuna di imparare da grandi maestri come Matteo Destro, Giovanni Fusetti, Norman Taylor, Elizabeth Baron e diversi altri.

Come hai conosciuto Doc Educational?

Inizialmente sono entrato in cooperativa come socio Doc Servizi per gli spettacoli, poi come socio Doc Educational per l’insegnamento. Ho scoperto questa realtà tramite Alay Arcelus Macazaga, bravissima attrice basca e già socia, che per le collaborazioni nelle scuole si era fatta affiancare da Doc. Questa realtà mi ha alleggerito tantissimo nelle pratiche amministrative. In Doc ho trovato un gruppo di professionisti che ha ascoltato tutte le esigenze, ha compreso le mie lacune e, oltre a risolvere direttamente l’aspetto burocratico del mio lavoro, mi ha accompagnato spiegandomi ogni passaggio.

Che vantaggi hai trovato in cooperativa?

Un aspetto che ho apprezzato particolarmente è stato avere un rapporto umano con dei professionisti che mi hanno fatto sentire tutelato. Negli ultimi mesi ho iniziato a partecipare ai Doc Edu Café e in quel contesto ho scoperto  la possibilità di conoscere nuove realtà, confrontarmi con altri soci e cominciare a pensare a qualche progetto condiviso.

Che cos’è per te il teatro?

Il teatro per me è osservazione e trasposizione del mondo che ci circonda. La Natura, in tutte le sue sfumature, è la maestra che mi guida in questo percorso. Cerco di osservarla e ascoltarla. Ogni luogo in cui ho vissuto ha  segnato la mia ricerca. Vivo il  teatro come  strumento di ricerca, come  forma poetica  che aspira alla conoscenza, come spazio  di creazione  dove  il mestiere  dei teatranti sta nella ricerca della bellezza, della speranza, dell’armonia partendo dal contatto col mondo reale. Lo strumento che più di tutti mi permette di osservare e mi stimola nel cercare è il corpo. Cercare di dare corpo a ciò che osservo è il mio mestiere.

Su cosa stai lavorando in questo momento?

In questo momento mi sto concentrando molto sull’insegnamento proponendo percorsi teatrali. I miei corsi sono rivolti a professionisti e non, ad adulti e bambini. La varietà della vita e le sue forme sono uno stimolo continuo a cercare, a conoscere, a sperimentare. Da un anno ho aperto l’associazione Spazio Teatro Kabum nel riminese che propone teatro anche se la maggior parte delle mia attività viene svolta ancora in Veneto, mia terra d’origine. Collaboro con l’Associazione teatrale Terzo Atto di Valdobbiadene  con corsi negli istituti comprensivi per studenti e  corsi privati rivolti a diverse fasce d’età. Attualmente sto collaborando anche con un liceo artistico. Parallelamente collaboro con l’associazione “Vivere in positivo“, una realtà che si occupa di clown in corsia: mi occupo di formazione sul teatro fisico, improvvisazione, clowneria e mimo. Con Obatalà Teatro, inoltre, abbiamo ideato un format, uno spettacolo per matrimoni dove io e una collega mettiamo in scena la vera storia d’amore degli sposi rivista in chiave comica.  È qualcosa che va a toccare i momenti più divertenti e più profondi della coppia.  Con l’Atelier Mamot di San Miniato (Pisa) stiamo proponendo per il teatro ragazzi “La Terra di Mamot” diretto da Matteo Destro dove, attraverso l’utilizzo di maschere, portiamo in scena il tema della differenza generazionale tra un padre che cerca un contatto autentico con la figlia immersa nel mondo social a lui sconosciuto.

Progetti futuri?

Sto lavorando a uno spettacolo per bambini dal titolo “Nené” diretto da Matteo Destro dell’Atelier Mamot di San Miniato.
Io interpreto un personaggio buffonesco e manipolo una marionetta facendole fare tutto quello che piace a me. Ad un certo punto la marionetta, stanca, si trasforma in una bambola in carne ed ossa, Nenè, interpretata da Irene van Dijken, che si ribella e mostra la sua volontà e i suoi desideri.  È uno spettacolo che affronta tematiche importanti come il rispetto dell’altro e la collaborazione.